Ho fatto la volontaria in un’associazione
umanitaria per anni, ho parlato, discusso e promosso i valori della libertà e
dell’uguaglianza, l’educazione alla pace. E ora mi domando di quale pace stessi
parlando. Ho fatto sempre del mio meglio per far riflettere le persone su
questi concetti, per promuovere l’ascolto e il rispetto della dignità e dei
pensieri altrui, il rispetto della persona umana. Anche quando questa persona ha
idee del cazzo. Eppure sono ancora qui a chiedermi dove sia il confine tra me e
l’altro, tra il rispetto per il suo essere e la repulsione per le sue idee.
Incapacità mia probabilmente di non tollerare la prepotenza. Deviazione
professionale la mia incapacità di accettare dogmi: nella scienza tutto è in
discussione, sempre. E poi io stessa sono stata vittima di razzismo e ignoranza
e so cosa si prova, so cosa significa essere additati come diversi, isolati,
messi ai margini come in quarantena, ma non a causa di una malattia ma perché
si è nati nel posto sbagliato - tu non lo sai, e non capisci, vedi solo che ti
evitano e ti insultano, e alla fine ti convinci di avere davvero qualcosa che
non va. È così che ho capito qual è la vera libertà. Il lusso di poterti
esprimere senza la paura di essere pestato, il lusso di poter camminare per
strada senza l’angoscia di essere seguito e aggredito, il lusso di andare
contro i conformismi della domenica a messa o di qualunque altro rito, il lusso
di essere se stessi, il lusso di dire ciò che si pensa.
Eh sì perché cara gente è di questo che stiamo parlando, anche di
questo. Perché nel nostro magnifico Occidente delle grandi opportunità e della
libera espressione se disegni una vignetta blasfema ti ammazzano. Illusi quelli
che pensano sia solo uno scontro di civiltà, o di religioni, ci siamo di mezzo
tutti con tutto il pantheon di divinità al completo. Un tempo c’era l’Inquisizione,
ma poi si son fatti più furbi, è cambiato il contesto storico-sociale e si sono
trasformati in virus invisibili (o quasi). Non li vedi sempre, e ti illudi di
averla scampata, di esserne immune, blindato nella tua laicità, fino a quando
non hai voglia di fare un figlio e non permettono alla scienza di aiutarti, o
quando vuoi sposare la persona che ami e non te lo lasciano fare, o quando sei
in punto di morte e non ti lasciano nemmeno decidere di morire in pace come pare
a te. Libera Chiesa in libero Stato, certo, come no. Ma l’attenzione intanto è
tutta su di loro, i musulmani (tutti terroristi sulla fiducia), che sembrano
gli unici portatori del male, che sembra ci stiano invadendo e rubando tutte le
libertà - quelle che ci restano - e certi estremisti probabilmente lo farebbero
davvero e se glielo permettessimo torneremmo al Medioevo, a un’altra
Inquisizione. Davvero? Ma qual è il punto? È che parlare di Islam (tout-court) va
di moda, comunque, contro o a favore che sia, ci da‘ sempre e comunque, a noi cresciuti
a corpo e sangue di cristo, come un brivido, un pasciuto senso di superiorità.
Perché noi quelle cose lì le abbiamo fatte uguali uguali fino a pochi
secoli/decenni fa. E ora guardiamo a loro come si guarda agli adolescenti che
crescendo vogliono essere trattati da adulti. Uno sguardo di sufficienza, un
sorrisetto e un sì sì ora però fa il bravo e ubbidisci, tornatene a casa che
noi qui certe cose non le facciamo. E il problema intanto resta, perché non si
tratta di iniziare una crociata contro l’estremismo islamico, non si tratta di
difendere la “nostra” terra da un’invasione. Si tratta di lottare contro l’appiattimento
delle menti, contro tutto ciò che ottunde il pensiero e limita la possibilità
di espressione, contro tutti quelli che si offendono e si indignano di fronte a
chi non la pensa come lui. Si tratta di schierarsi una volta per tutte contro tutti
gli estremismi religiosi che sono la peggior cosa la mente umana possa mai aver
partorito. Una iattura. E ce l’abbiamo già in casa senza che vengano a “invaderci”.
Di fronte a questo sì che mi indigno, mi indigno davanti all’ottusità. Non
accetto che degli assassini irrompano in una redazione e facciano fuoco su
gente inerme urlando che dio è grande, così come mi indigno davanti a medici
indegni della loro professione che rifiutano di far abortire una donna
mascherandosi dietro l’obiezione di coscienza. Ma di quale coscienza stiamo
parlando? Ci
sconvolgiamo davanti a un chador quando fino a pochi decenni fa qui ancora esisteva
il delitto d’onore e uno poteva farla secca la moglie solo per un sospetto
tradimento! Mi indigno davanti a tutti quelli che ora si sfregano le mani e
possono dare fondo al repertorio di banalità contro l’islam-che-vuole-colonizzarci
mentre abbiamo ancora i crocefissi appesi nelle aule di scuola e non siamo
liberi di far saltare l’ora di religione ai nostri figli senza farli sentire
emarginalizzati. E perché? Perché la maggiorparte dei pecoroni non ha il
coraggio di fottersene apertamente del crocefisso e anche se non ricordano più
nemmeno il padre nostro e in chiesa ci metton piede solo a Natale, quando va
bene, i figli bisogna che le sappiano le preghiere e che prendano tutti i
sacramenti altrimenti che figura ci fanno poi con gli altri? E certo il catechismo in parrocchia non basta, bisogna esser ovunque, a partire dalla scuola ovviamente. E quindi dai a farli
venir su già belli omologati, pronti per una società libera di aggredire,
insultare e guardare dall’alto in basso chiunque non non ha il "dono" della fede.
L’importante è ricordarsi che Gesù è amore. Basta il pensiero come si suol
dire. Le religioni mi stanno sul cazzo? Sì, immensamente, e vorrei si
estinguessero, ma ancora di più vorrei un’altra cosa, perché in fondo sono una
sempliciotta e un’idealista. Vorrei che ognuno seguisse il credo che gli pare,
e chi non ci crede potesse continuare a dire apertamente che sono superstizioni, e magari riderci sopra. Eppure nel 2015 sembra utopia. E quindi di quale libertà stiamo
parlando? Quale libertà stiamo difendendo? Siamo davvero tutti Charlie Hebdo? Io
non credo.
giovedì 8 gennaio 2015
Universo pace
È l’unica cosa che mi riesce di fare in
questi casi, quando sono sconvolta intendo. Ma anche quando sono triste, o
arrabbiata, o delusa, o preoccupata. E a dire il vero anche quando sono
contenta. Scrivere. Sempre e comunque. Esprimere ciò che penso, dirlo, senza
paura. È un atto di libertà fondamentale, più di qualunque altro.
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