Dopo l'esperienza dello scorso fine settimana ho avuto bisogno di un paio di giorni per far decantare il tutto: sensazioni, idee, entusiasmo. Il workshop scriviamo a mano di Monica Dengo ospitato da Roberta Buzzacchino è stato una fonte di ispirazione e l'occasione di lavorare in un gruppo pieno di persone interessanti, con background e motivazioni molto diversi tra loro, una risorsa eccezionale.
Imparare a scrivere non è uno scherzo, i bambini ne sanno qualcosa, perché mette in gioco tutta una serie di abilità non scontate, comprese la capacità di concentrarsi, coordinare la mano e...respirare. Siamo abituati a pensare a quello della scrittura a mano come a un gesto meccanico e di solito ci riporta alla mente l'immagine di uno scribacchino dalla vista corta tutto curvo su se stesso. Effettivamente ancora oggi se proviamo a prendere in mano una penna e ci mettiamo a scrivere almeno una decina di righe il nostro corpo molto probabilmente avrà una reazione di questo tipo: le spalle pian piano si abbassano e si portano in avanti sotto il peso immaginario delle parole, il corpo si chiude, e le mani semprano ceppi nodosi e rigidi. E mentre ci abbassiamo e ci avviciniamo sempre di più al foglio cercando di controllare il segno, perdiamo la prospettiva e, soprattutto, smettiamo di respirare! Ancora una volta il corpo passa in secondo piano, ce ne scordiamo e il risultato è che scrivere a mano diventa faticoso.
Ma torniamo un attimo al corpo, guardare Monica scrivere è un'esperienza: tratti perfettamente scanditi da un ritmo calmo e costante, quello del respiro. Standole accanto si ha davvero l'impressione che la penna e la mano ad ogni lettera prendano fiato. Ed è stato altrettanto istruttivo scoprire come invece nel mio caso la scrittura fosse faticosa e di quanto mi fosse difficile trovare il giusto ritmo ricordandomi, appunto, di respirare. La cosa è stata rivelatrice perché ho trovato molte analogie con la danza: ciò che accade quando siamo concentrati a imparare un passo nuovo o a fare un esercizio che richiede concentrazione è che andiamo in apnea, ci dimentichiamo di respirare e questo è l'errore peggiore. Quelle di ascoltare il proprio corpo, sciogliere le rigidità e seguire il ritmo del proprio respiro sono istruzioni tanto semplici quanto difficili da applicare perché la prima reazione è proprio quella di irrigidirsi e boccheggiare. Ecco con Monica gradualmente abbiamo capito come integrare segno e respiro, rendendo il nostro tratto più fluido e pulito. Un bell'esercizio per corpo e mente.
Il segno di questa bellissima giornata è stato tracciato anche su twitter (#scriviamoamano) dove abbiamo raccolto foto e commenti a caldo. Ancora grazie a Monica per la sua passione e a Roberta per la calda ospitalità.
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